domenica, maggio 25, 2008

Pensieri sul reato di clandestinità...

















"Oh!
finalmente questi c@@@o di clandestini verranno cacciati dall'Italia!
via gli sporchi rom, ruba bambini!
via i bingobongo che sbarcano da Lampedusa..
via i rumeni, violentatori e assassini!

saremo un popolo piu' sicuro!
qui c'è posto solo per lo straniero che vuole lavorare!...(per 12-15 ore al giorno con paghe da schiavo)"

dichiara Umberto, cattolico-operaio del nord, che ha votato il popolo delle libertà per avere una maggiore sicurezza.

"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare;
ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
ero forestiero e non mi avete ospitato,
nudo e non mi avete vestito,
malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna"
Matteo

simone

martedì, maggio 13, 2008

“Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”


Ho ri-iniziato ad ascoltare questo cd di De Andrè da poco (il titolo, in alto, è la strofa di una canzone). Non riuscendo a capire quale fosse il senso di alcuni pezzi mi sono rivolto ad Internet ed, in particolar modo, a wikipedia (da cui traggo l’intero post). Sono rimasto sconcertato quando ho letto di individualismo e collettivismo: concetti che non avevo colto e che invece si riscontrano facilmente: sarebbe bastato ascoltare solo il cambiamento dei pronomi personali.

Per non parlare della “presa di coscienza” e della “ribellione collettiva” e “coscienza collettiva”, argomenti che affronterò in altri post, in futuro (forse).

Ma al di là di questo, pubblico questo post e vi invito all’ascolto di questo cd perché già da un po’, leggo e ascolto di individualisti e individualismi, follie personali ed egoismi. E, per conoscere se stessi e migliorarsi, non c’è niente di meglio che la musica, i suoi testi e la lettura.

Peraltro cade in questo periodo il 40ennale (’68-’08), lo preciso per chi non se ne fosse accorto.


Storia di un impiegato (1973) è il sesto album registrato in studio di Fabrizio De André.


In questo concept album viene messo a nudo il pensiero sociale di De André, la sua critica nei confronti del conformismo borghese e la sua rigida critica contro il terrorismo degli anni '70.


Il disco

Come accade spesso nei dischi di De André le canzoni sono collegate fra di loro da un filo narrativo: in questo caso, infatti, la storia è quella di un impiegato (la cui vita è basata sull'individualismo), che - dopo aver ascoltato un canto del Maggio francese - davanti a tale scelta di ribellione, entra in crisi e decide di ribellarsi anch'esso, mantenendo però il suo individualismo. Le canzoni che seguono rappresentano l'ordine logico di una presa di posizione individuale che, con il rapido (e onirico) succedersi dei fatti, con l'esperienza fallimentare della violenza e solo dopo, in un ambiente crudo e forte come quello carcerario, diventa collettivismo.


Le canzoni

La Canzone del Maggio

La canzone Canzone del Maggio è liberamente tratta da un canto del maggio francese 1968 di Dominique Grange il cui titolo è Chacun de vous est concerné. Quando De André si mise in contatto con lei per pubblicare il pezzo, la cantante francese glielo regalò non chiedendo i diritti d'autore. Va però notata la grande differenza anche nella musica tra il brano di De André e la versione originale.

Della "Canzone del Maggio" esiste una versione molto più cruda nel testo presentata a volte dal vivo dal cantante genovese; di questa versione esiste una registrazione non ufficiale, anche perché fu sottoposta a censura.

La bomba in testa

In questa canzone l'impiegato si confronta con i sessantottini e si unisce idealmente ai giovani, seppur con anni di ritardo. Sceglie però un approccio individualista e violento.

L'impiegato prende coscienza di ciò che quei giovani avevano fatto, e quello per cui avevano lottato, e della sua situazione ricca di conformismi e frasi fatte, di lavoro ed obbedienza senza alzate di testa, e lì capisce quanto ne sia distante ma soprattutto si scuote dal torpore in cui la società media fa piombare. Dopo la necessaria presa di coscienza si rende conto che l'odio e l'impeto in lui risvegliatisi sono sufficienti affinché possa avere una rivalsa, anche da solo, nei confronti di chi, per via della falsa morale imperante, dà lustro ad una sfaccettatura del proprio io celando l'interezza del pensiero e dell'essere per non apparire fuori schema, così come avevano fatto coloro che nel maggio francese anziché supportare la rivoluzione erano rimasti a guardare, se non diffidenti, indifferenti.

Al ballo mascherato

Questa canzone rappresenta il primo sogno, la prima esperienza onirica nella quale con l'esplosivo fa saltare tutte le maschere di ipocrisia ai simboli del potere. Qui il potere è espresso in tutte le sfaccettature della società borghese: culturali, parentali, politiche ed ideologiche, religiose etc. L'intento è quello di togliere la maschera agli ipocriti, delegittimare il potere e colpire le istituzioni.

Sogno numero due

Nel suo secondo sogno l'impiegato è sotto processo e smascherato dal giudice, che gli fa notare come la bomba abbia rinnovato ed alimentato il sistema; seguendo la sua personale brama di potere, l'impiegato ha infatti giudicato e giustiziato i potenti per ritagliarsi un posto. Nelle parole del giudice si delinea la criticità di De André nei confronti dell'operato dei brigatisti rossi e degli altri nuclei di lotta armata, soprattutto in riferimento alla Strategia della tensione.

La canzone del padre

Il giudice ha concesso all'impiegato di prendere il posto di uno dei potenti uccisi, e questi assume il ruolo di suo padre, scoprendo la miseria e la marginalità della sua vita. La miseria ed il degrado della vita familiare, le paure bieche e piccole prendono il sopravvento fino a svegliarlo dal sogno. L'impiegato si è svegliato e vuole concretizzare il sogno di violenza, convinto di non ripetere i propri errori.

Il bombarolo

L'impiegato ormai è un bombarolo che fabbrica il suo ordigno, pronto a concretizzare i suoi sogni e colpire il potere. Ha individuato il suo bersaglio nel Parlamento, ma fallisce miseramente ed il suo gesto individualista lo isola ulteriormente, con la sua donna che se ne prende le distanze, apparendo su tutti i giornali.

Verranno a chiederti del nostro amore

L'impiegato, dal carcere, vede la sua donna intervistata, la vede schernirsi davanti ai giornali e ripensa al loro rapporto. Ora che sono separati dal carcere l'impiegato guarda alla donna e teme per il suo futuro, quasi rassegnato, chiedendole di prenderlo in mano e fare le proprie scelte con autonomia.

Nella mia ora di libertà

L'impiegato, in carcere, compie la maturazione definitiva tra l'individualismo ed il collettivismo. Nel carcere inizia uno sciopero dell'ora d'aria per costringere nel carcere anche i secondini, come protesta pacifica e non violenta. Dopo una analisi della ingiustizia di un carcere che non racchiude che i deboli, ritorna a parlare della protesta. Se ad inizio canzone, come per le canzoni precedenti, l'impiegato aveva sempre parlato al singolare, ora l'impiegato parla insieme agli altri carcerati, al plurale, avendo acquisito una coscienza collettiva.


Vi invito, inoltre, a leggere i link sul “maggio francese” e sulla “strategia della tensione”.


Segue il testo in francese, e poi in italiano, di Chacun de vous est concerné e la traduzione più simile all’originale, quella più cruda.


Même si le mois de mai,
Ne vous a guère touché.
Même s’il n’y a pas eu,
De manif’ dans votre rue.
Même si votre voiture
n’a pas été incendiée,
Même si vous vous en foutez.
Chacun de vous est concerné.

Même si vous avez feints,
De croire qu’il ne se passait rien.
Quand dans le pays entier,
Des usines s’arrêtaient.
Même si vous n’avez rien fait,
Pour aider ceux qui luttaient,
Même si vous vous en foutez.
Chacun de vous est concerné.

Même si vous avez fermé,
Votre porte à notre nez,
Une nuit où nous avions,
Les CRS aux talons,
Si vous nous avez laissés,
Matraqués sur le palier,
Même si vous vous en foutez.
Chacun de vous est concerné.

Même si dans votre ville,
Tout est resté bien tranquille.
Sans pavés, sans barricades,
Sans blessés et sans grenades.
Même si vous avez gobé,
Ce que disait la télé,
Même si vous vous en foutez.
Chacun de vous est concerné.

Même si vous croyez maintenant,
Que tout est bien comme avant,
Parce que vous avez voté,
L’ordre et la sécurité.
Même si vous ne voulez pas,
Que bientôt on remette ça,
Même si vous vous en foutez.
Chacun de vous est concerné.


CANZONE DEL MAGGIO

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto guardare in terra
se avete deciso in fretta
che non era la vostra guerra
voi non avete fermato il tempo
gli avete fatto perdere tempo.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
voi siete stato lo strumento
per farci perdere un sacco di tempo.

Se avete lasciato fare
ai professionisti dei manganelli
per liberarvi di noi canaglie
di noi teppisti di noi ribelli
lasciandoci in buonafede
sanguinare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
se sono rimasti a posto
perfino i sassi nei vostri viali
se avete preso per buone
le "verità" dei vostri giornali
non vi è rimasto nessun argomento
per farci ancora perdere tempo.

Lo conosciamo bene
il vostro finto progresso
il vostro comandamento
"Ama il consumo come te stesso"
e se voi lo avete osservato
fino ad assolvere chi ci ha sparato
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte

voi non potete fermare il tempo
gli fate solo perdere tempo.

Alessio

lunedì, maggio 05, 2008

Il Quarto elemento...il Memristor!

Da oggi in poi, noi elettronici potremmo giocare con un nuovo mattoncino da utilizzare nei circuiti!
Il Memristor!!!!!!!!!!!!
...già immagino l'euforia di Marietti! ahinoi!
Leggiamo cos'è:

L'esistenza dei Memristor completa nella pratica uno dei fondamenti della fisica dei circuiti elettronici, costituendo l'anello mancante previsto dalla teoria che parla di quattro circuiti fondamentali (gli altri sono i ben noti condensatori, resistori e induttori).

Il progetto teorico è addirittura datato 1971, ma le difficoltà tecniche ne hanno impedito la realizzazione fino ad oggi. Nei laboratori Hewlett-Packard di Palo Alto sono stati infatti messi finalmente a punto i Memristor, ovvero resistori non lineari in grado di mantenere un segnale memorizzato anche in assenza di corrente.

Qualcuno potrebbe obbiettare che le memorie flash svolgono già questo compito da molto tempo. La differenza, sostanziale, è che i Memristor hanno potenzialmente la stessa velocità di esecuzione delle comuni DRAM e possono quindi interagire direttamente con la CPU e non funzionare semplicemente come un sistema di storage per i dati archiviati.


Si tratta quindi di uno strumento destinato a rivoluzionare le prossime generazioni di computer, che potranno avere boot istantanei e non correre alcun rischio di perdita di dati in caso di calo di corrente. Le frontiere più interessanti si aprono anche sul fronte del risparmio energetico: non dovendo più mantenere la memoria costantemente alimentata di energia si possono progettare sistemi che invece di andare in standby si spengono del tutto, con immensi vantaggi per l'ambiente e l'autonomia dei dispositivi portatili.

A realizzare il primo Memristor è stato Stan Williams, responsabile del laboratorio di ricerca Hewlett-Packard di fisica quantistica di Palo Alto, in California, che ha pubblicato la sua scoperta sulla rivista Nature.

Williams ha spiegato che la possibilità teorica di realizzazione di Memristor, pensati da Leon Chua nel 1971, è rimasta inattuata per oltre trent'anni a causa dei problemi di dimensioni, che rendono gli effetti di questo circuito rilevabili sono lavorando su scala nanometrica, operazione consentita esclusivamente dalle moderne tecniche di miniaturizzazione dei circuiti.

Per il momento dei Memristor esiste un modello matematico e un esempio fisico funzionante, ed è difficile ipotizzare quanto tempo ci vorrà prima di vedere un'applicazione pratica, ma se tutto funzionerà come previsto non ci dovrebbe essere troppo da attendere.

Quando l'industria dell' informatica sente odore di soldi ( e qui ce ne sono in ballo tanti, oltre a un possibile premio Nobel) sa andare veloce come non avviene in nessun altro settore. Entro quattro o cinque anni i computer potrebbero quindi compiere uno straordinario passo avanti.

fonte dell'articolo
simone